Edward Snowden spera ancora in Barack Obama

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Edward Snowden

Non sembrano esserci prospettive molto allegre per Edward Snowden. In questo momento pare essere esattamente nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’ex super-tecnico della Cia che nel 2013 rivelò al mondo i sistemi utilizzati dagli Stati Uniti (ma non solo) per spiare praticamente tutti, si trova in Russia, come noto. Rifugiatosi lì per evitare una probabile detenzione in America, ora dovrà affrontare l’era Trump. Il clima politico sicuramente cambierà, viste le reciproche dichiarazioni di stima tra Vladimir Putin e il neo-eletto presidente statunitense. E ora l’estradizione non sembra essere più così improbabile.

Donald Trump, del resto, è intenzionato ad aumentare gli sforzi sia per arrestarlo che per intensificare i piani denunciati da Snowden, con le tecnologie da film di fantascienza. Le sue recenti nomine lo confermano: Mike Pompeo, che sarà il nuovo direttore della Cia, considera Snowden un traditore che dovrebbe essere messo a morte. Kris Kobach, papabile come segretario della sicurezza interna (Homeland security), avrebbe presentato a Trump un piano con tecniche di screening e monitoraggio piuttosto invasive.

Nonostante questo, Snowden ha dichiarato al Guardian che “Se venissi investito da un bus, da un drone o scaraventato da un aereo domani, sai che c’è? In realtà non me ne importerebbe molto, perché credo nelle decisioni che ho già preso”.

L’avvocato Jesselyn Radack rappresenta Snowden, con il quale è in costante contatto.

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Ha fondato anche un’organizzazione non-profit che cerca di proteggere i whistlerblower, quei soggetti, cioè, che rivelano azioni industriali o governative considerate illecite. Le abbiamo chiesto quale situazione si prospetta per il suo cliente nell’era di Trump, e quali sono le speranze sue e dei vari informatori.

Edward Snowden è più preoccupato, dopo l’elezione di Trump a presidente?

“L’elezione è stata uno shock per tutti. Rispetto alla sua preoccupazione, Snowden è stato costretto a lasciare il paese per rivelare l’illegalità del governo sotto l’amministrazione Obama, quindi è preparato a qualsiasi cosa. Tuttavia, Obama potrebbe ancora concedergli il perdono presidenziale prima di lasciare l’incarico”.

Però Barack Obama in una recente intervista al quotidiano tedesco Der Spiegel ha ribadito che non lo farà. Snowden crede veramente che invece sia possibile?

“Migliaia di americani sostengono la grazia a Snowden, e il presidente Obama sta ponendo le fondamenta al suo retaggio. Se vorrà cambiare idea, dovrebbe sapere del vasto sostegno a Snowden negli Stati Uniti”.

Quando Obama vinse, Snowden pensava che ci sarebbe stato un miglioramento della trasparenza e della privacy, rispetto all’amministrazione Bush. Ma le cose sono andate parecchio diversamente. Quindi democratici o repubblicani non importa?

“In termini di politiche attuate, entrambi i partiti hanno implementato le norme sulla sorveglianza di massa e sulla sicurezza nazionale. Così come per la detenzione a tempo indeterminato e le uccisioni mirate. Questo viola i principi democratici basilari di un giusto processo e dei diritti umani”.

Allora nessuna speranza?

“La speranza c’è sicuramente. Da quando ci sono state le rivelazioni di Snowden, le aziende tecnologiche hanno iniziato a questionare e a resistere alle richieste governative di ottenere le informazioni dei clienti privati. Sempre di più e in tutto il mondo ci sono cittadini che hanno iniziato a usare la crittografia. Per la prima volta dall’undici settembre, negli Stati Uniti il Congresso ha approvato una legge volta a ridurre i poteri di sorveglianza. Con il lavoro dei whistleblower e dei giornalisti investigativi il pubblico può esercitare un dibattito informato, e può spingere verso un cambiamento positivo. E vincolare il governo alle proprie responsabilità”.

Quali sono i possibili scenari per Snowden, ora che Donald Trump è stato eletto a presidente? Forse il governo di Putin spingerà per l’estradizione negli Stati Uniti?

“Non si può veramente prevedere cosa faranno, sia Trump che Putin. Tranne dire che Trump quasi sicuramente agirà aggressivamente alle critiche, con attacchi al vetriolo ormai rari nella politica moderna”.

Comunque ora Trump ha nominato Mike Pompeo come nuovo direttore della Cia. Tra le varie cose, ha dichiarato che l’America ha bisogno di un aggiornamento fondamentale delle sue capacità di sorveglianza. Sembra essere apertamente contro le azioni di Snowden. Si tratta di un altro brutto segnale per lui e per la privacy internazionale?

“Lo è sicuramente per la privacy, ma avere un capo della Cia a favore della sorveglianza e contro i whistleblower non è nulla di nuovo. Persino sotto l’amministrazione Obama i capi dell’intelligence si sono devotamente opposti alle rivelazioni di Snowden. Soprattutto perché dimostravano l’attività illegale che avevano approvato. Tuttavia qualsiasi estensione della sorveglianza illegale, la detenzione indeterminata o il ripristino della tortura sarebbero antitetiche alla democrazia. I programmi di raccolta massiccia di informazioni che Pompeo sostiene di voler ripristinare sono illegali secondo lo stesso Patriot Act. Sono incostituzionali anche quei programmi condotti dalla Nsa”.

A ogni modo sono in molti a temere che il nuovo governo americano possa minacciare la libertà di parola. Ci saranno meno whistleblower d’ora in poi?

“Difficile dire l’effetto che avrà. Dipende se Trump manterrà le promesse sulla sicurezza nazionale: ignorare le leggi sui diritti umani, rinvigorire il programma di tortura della Cia, implementare le politiche discriminatorie contro i musulmani, costringendoli a registrarsi. In tal caso è verosimile che molti nel governo vorranno diventare informatori. Nella stragrande maggioranza, gli impiegati nella sicurezza nazionale e nell’intelligence sono rispettosi della legge, e vogliono proteggere il paese nel rispetto dei diritti individuali. Tuttavia, visto l’atteggiamento di Trump nei confronti delle critiche e dei media durante la campagna elettorale, la sua amministrazione potrebbe attuare politiche in grado di spaventare, punire e inibire chi vorrà fare rivelazioni”.

È preoccupata di non riuscire a proteggerli nell’era di Trump?

“Il nostro programma di protezione, il Whistleblower and Source Protection Program (WHISPeR), ha rappresentato dozzine di informatori indagati o perseguiti sotto l’Espionage Act. La nostra organizzazione ha rapporti stretti con la comunità di intelligence statunitense e con le leggi sui whistleblower. Anche se la nuova amministrazione Trump rappresenterà nuove sfide e forse più difficili, WHISPeR è pronta per affrontarle”.

Pensa che con Hillary Clinton le prospettive sarebbero state migliori?

“Clinton non è stata esattamente un’amica degli informatori quando era al servizio dell’amministrazione Obama. Ma almeno durante la sua campagna non promise di aumentare l’abuso di politiche estreme e incostituzionali, come la tortura o la schedatura basata sul credo religioso”.

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